SINDROME DA FATICA CRONICA (CFS)
CFS
sta per Chronic Fatigue Syndrome, che traduciamo in italiano come
SINDROME DA FATICA CRONICA. Traduzioni alternative sono SINDROME DA
AFFATICAMENTO CRONICO e SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA. Inizialmente si
utilizzava di più quest'ultima dicitura, mentre ora è preferita quella
che utilizza il termine "fatica", sia per la sigla utilizzata che così
corrisponde alle iniziali, sia perché si fa riferimento al termine
"fatigue", una fatica di tipo patologico.
La CFS è anche nota come ENCEFALOMIELITE MIALGICA (ME). Non
tutti i medici sono convinti che CFS ed ME siano la stessa patologia.
In attesa di maggiore conoscenza e chiarezza, a livello internazionale
si utilizza la doppia dicitura CFS/ME. “I
termini Sindrome da Fatica Cronica ed Encefalomielite Mialgica (ME/CFS)
descrivono una complessa malattia fisica caratterizzata da una fatica
debilitante, malessere post-sforzo, dolore, problemi cognitivi,
disfunzione del sonno e sintomi autonomici. La caratteristica chiave
della sindrome, il malessere post-sforzo, è l’esacerbazione dei sintomi
a seguito di una minima attività fisica o mentale, che può persistere
per ore, giorni o anche settimane. Il riposo e il sonno producono solo
moderato sollievo dalla fatica e dagli altri sintomi. La malattia è
anche caratterizzata da un funzionamento fisico e/o cognitivo
sostanzialmente ridotto. Sebbene la ME/CFS sia una malattia
fisica, sintomi psicologici secondari possono essere presenti come in
molte altre malattie croniche”.
(Fonte: CFSME IACFS Primer for Clinical Practitioners – Edizione 2014)
Nel dicembre 1994, un gruppo internazionale di studio sulla
Sindrome da Fatica Cronica (CFS), del quale ha fatto
parte il professor Umberto Tirelli - oncologo, a lungo direttore del Dipartimento
di Oncologia Medica, Primario Divisione di Oncologia
Medica, Responsabile Unità CFS dell’Istituto Nazionale
Tumori di Aviano (PN) -, ha
pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, una
definizione di caso, conosciuta come definizione Fukuda, che rimpiazzava la precedente,
pubblicata sei anni prima, nota come definizione Holmes. In questa definizione, un caso di CFS é definito dalla
presenza delle seguenti condizioni: - una fatica cronica
persistente per almeno sei mesi che non é alleviata dal
riposo, che si esacerba con piccoli sforzi, e che
provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti
delle attività occupazionali, sociali o personali ed
inoltre devono essere presenti quattro o più dei
seguenti sintomi, anche questi presenti per almeno sei
mesi: - disturbi della memoria e della concentrazione così
severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti
delle attività occupazionali e personali; - faringite; - dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e
ascellari; - dolori muscolari e delle articolazioni senza
infiammazione o rigonfiamento delle stesse; - cefalea di
un tipo diverso da quella eventualmente presente in
passato; - un sonno non ristoratore; - - debolezza post
esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore. Devono essere escluse in ogni caso tutte le condizioni
mediche che possono giustificare i sintomi del paziente,
per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica,
tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza,
anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche ed
obesità.
Fino
all'estate 2017 questa era la definizione di caso seguita dai CDC
di Atlanta, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie
statunitensi. Dall'estate del 2017 i CDC non fanno più però
riferimento a questa definizione, che rimane significativa non solo per
lo "storico", ma perché tuttora negli studi di ricerca spesso è con
questa definizione che vengono selezionati i pazienti, così
come altre definizioni di caso della
CFS/ME, che vengono al momento attuale spesso utilizzate in
concomitanza, come i Criteri di Consenso Canadesi (CCC) - che trovate qui in italiano - e i Criteri Internazionali di Consenso (ICC). Dall'estate 2017 i CDC di Atlanta adottano come definizione di caso quella dei Criteri dell'Institute of Medicine (IOM) che nel 2015 ha stilato un rapporto sulla patologia (lo si può leggere in inglese online e scaricare gratuitamente in PDF a questo link). Secondo questi criteri si può parlare di CFS/ME in presenza dei seguenti sintomi:
Sintomi primari: -
Fatica Cronica (che comporta una riduzione sostanzaiale delle capacità
di svolgere attività personali, occupazionali e sociali; che dura
da almeno 6 mesi; che non è di tutta la vita; che è sproporzionata allo
sforzo; che non è sostanzialmente alleviata dal riposo) - PEM (post-exertional malaise) ovvero malessere post-sforzo - Disturbi del sonno - Intolleranza ortostatica e/o - Problemi cognitivi
Sintomi Secondari: - Dolori (dolori articolari e muscolari; mal di testa, mal di gola...) - Problemi di tipo immunologico - Problemi di tipo neuroendocrino - Infezioni
Giada Da Ros (presidente della CFS Associazione Italiana) spiega in questo video questi criteri. Qui,
sottotitolato in italiano, c'è un video di tre minuti che illustra in
modo molto chiaro in che cosa consiste la PEM (post-exertional malaise,
malessere post-sforzo). Nel
video viene menzionato una spiegazione della dottoressa Lucinda Bateman
su queste nuove definizioni cliniche di CFS/ME, che si trova a questo link (in inglese con sottotitoli italiani). Sotto, trovate uno specchietto riassuntivo dei vari criteri di diagnosi. 
Va detto che la
stanchezza è uno dei sintomi più frequenti per i quali
una persona si reca dal medico, ma spesso e’ dovuta a
stress, surmenage psicofisico, depressione o altre
patologie organiche quali l’ipotiroidismo, diabete,
infezioni croniche, malattie infiammatorie croniche ,
tumori, ecctera, e che si controlla con il controllo delle
patologie sottostanti. La CFS è una diagnosi di
esclusione e chiaramente vanno escluse tutte le cause
precedenti per poter fare diagnosi. La complessità della CFS e l'esistenza di
diversi ostacoli alla sua comprensione rendono
necessario un approccio integrato per lo studio di
questa patologia e di patologie similari. Il concetto di
stanchezza é di per sé non chiaro, e sviluppare una
definizione operativa di stanchezza é stato un problema
per gli autori. Comunque nella concezione degli autori,
il sintomo si riferisce a una spossatezza molto grave,
sia mentale che fisica, che si determina anche con uno
sforzo fisico minimo, oltreché ovviamente, per
definizione, non dovuta ad una malattia nota, e che
differisce dalla sonnolenza e dalla mancanza di
motivazione. Molti pazienti definiscono semplicemente
questa patologia come una specie di influenza cronica
che perdura da anni.
La CFS e’ stata riportata in tutto il
mondo, compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda
e il Canada, l’Islanda, il Giappone, la Russia e il
Sudafrica. Infatti, ogni anno, il 12 maggio si celebra
la giornata mondiale sulla Sindrome da Fatica Cronica / Encefalomielite Mialgica (CFS/ME)
per condividere sul piano sociale un pensiero di
solidarietà verso gli ammalati che quotidianamente si
devono confrontare con una malattia così fortemente
debilitate.
In base ai diversi studi condotti negli
Stati Uniti, sia a San Francisco che a Seattle e in
diverse città americane, si stima che negli Stati Uniti
vi siano circa mezzo milione di persone che hanno una patologia
simile alla Sindrome da Fatica Cronica, pertanto si può
calcolare che in Italia vi siano circa 200-300.000 casi
di CFS. La CFS colpisce soprattutto i giovani e lascia
spesso per molti anni una situazione così grave dal
punto di vista fisico che impedisce a tutti coloro che
ne sono affetti di continuare a lavorare o a studiare.
All’Istituto Tumori di Aviano, sono stati
compiuti una serie di studi, tra i quali la valutazione
delle alterazioni immunologiche nei pazienti con CFS, la
valutazione delle alterazioni cerebrali con una
sofisticata metodologia di diagnosi radiologica, la PET,
l'eventuale rapporto della CFS con i tumori maligni, lo
studio di nuovi farmaci, in particolare immunoglobuline
ad alte dosi, magnesio, acetilcarnitina, antivirali come
amantadina e acyclovir ed immunomodulatori come
timopentina. L’ultimo lavoro scientifico pubblicato nel
2013 riguarda i risultati di uno studio su 741 pazienti
trattati con immunoglobuline e antivirali.
Purtroppo per ora non vi è alcun farmaco
in grado di guarire definitivamente la malattia, anche
se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da
interventi farmacologici (antivirali, corticosteroidei,
immunomodulatori, integratori, ecc.) e da modifiche
dello stile di vita, portando anche qualcuno alla
guarigione e un discreto altro numero a miglioramenti della sintomatologia.
Nel 2013 l’Agenzia Nazionale per i
Servizi Sanitari Regionali (Age.na.s.) di Roma,
nell’ambito delle sue attività, ha pubblicato un
documento scientifico sulla CFS su un progetto
strategico del Ministero della Salute sulla medicina di
genere che fa riferimento ai Criteri di Consenso Canadese (Myalgic
Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome: a Clinical
Case Definition And Guidelines for Medical Practitioners
– Bruce M Carruthers – Marjorie I. Van de Sand). Di
questo panel di esperti fecero parte i dottori Bruce
Carruthers, Kenny de Merlier, Daniel Peterson, Nancy
Klimas, ed altri di altrettanta levatura, nomi già noti
per via della loro partecipazione alle più importanti
conferenze internazionali sulla CFS e per le loro
pubblicazioni.

Lo scopo è stato fare il punto e la sintesi
sulle più recenti e validate acquisizioni scientifiche
sulla CFS in modo da fornire ai malati, ai familiari e
ai clinici uno strumento utile alla conoscenza e alla
gestione della sindrome sulla base delle migliori
evidenze disponibili compatibilmente con le
caratteristiche di complessità che la distingue. E’
importante infatti, fornire al clinico informazioni e
raccomandazioni sul modo più corretto di diagnosticare e
di gestire i pazienti affetti dalla CFS.
Considerando che questo studio è stato
sviluppato da un gruppo multidisciplinare ed è basato
sulle migliori evidenze scientifiche, la speranza di
tutti è quella di aver tracciato attraverso questa
pubblicazione un nuovo percorso per affrontare con
strumenti più adeguati le richieste di malati.
Già in passato, nel nostro paese la
Sindrome da Fatica Cronica è stata inserita
nell’edizione della “Clinical Evidence” – edizione
italiana, una pubblicazione scientifica importante per
il nostro sistema sanitario nazionale, eseguita su
incarico del Ministero della Sanità. In passato negli
Stati Uniti l’’Istituto Nazionale delle Allergie e delle
Malattie Infettive dei National Institutes of Health ha
prodotto un volume dal titolo "Chronic Fatigue Syndrome
- Informazione per i medici" con lo scopo di
approfondire le conoscenze sulla reale efficacia degli
interventi medici nelle malattie riconosciute. La
realizzazione di questo volume infatti, è stata
possibile grazie ad un’accurata analisi e ad una
valutazione critica di informazioni selezionate
derivanti da studi clinici controllati condotti e
pubblicati in tutto il mondo. Può essere utile ricordare le DIECI SCOPERTE SULLA BIOLOGIA DELLA CFS del Prof. Anthony Komaroff
Il
seguente decalogo è una sintesi delle scoperte scientifiche curato dal
Prof. Anthony Komaroff – Professore di medicina ad Harvard e
ricercatore responsabile di un programma di ricerca sulla Chronic
Fatigue Sindrome.
1. La Sindrome da Stanchezza Cronica non è un
forma di depressione, molti pazienti con CFS non sono affetti da
malattie psichiatriche. Come spesso accade nei pazienti affetti da una
malattia cronica, molti dei pazienti con CFS possono soffrire di
depressione reattiva a causa dell’impatto che la malattia ha nelle loro
vite, ma molti studi hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti
non erano depressi prima del manifestarsi della CFS.
2. Nella
CFS esiste uno stato cronico di attivazione di basso grado del sistema
immunitario. Esistono prove di una attività delle cellule T e di
un’attivazione dei geni che riflettono un’attivazione del sistema
immunitario e un aumento dei livelli delle citochine.
3. Vi sono
prove sostanziali di una alterata funzionalità delle cellule natural
killer (NK), sottopopolazione di linfociti (globuli bianchi) importanti
per combattere le infezioni virali. In letteratura non vi è concordanza
sulla possibile diminuzione del numero delle cellule NK nei pazienti
con CFS.
4. Utilizzando la risonanza magnetica si sono
evidenziante anomalie nella materia bianca del cervello nei pazienti
con CFS. Tipicamente si tratta di aree molto piccole al di sotto della
corteccia cerebrale, nella parte piu’ esterna degli emisferi. Sono
state osservate inoltre differenze di volume nella materia grigia.
5.
Utilizzando la SPECT (tomografia computerizzata a emissione di protone
singolo) e la PET (tomografia a emissione di positroni) sono state
scoperte anomalie nel metabolismo del cervello. Altre ricerche
suggeriscono che vi sia un disordine nel metabolismo energetico e nella
catena di trasporto elettrone ossidativa nel mitocondrio dei pazienti
con CFS.
6. Sono state riscontrate nei pazienti con CFS delle
anomalie nei multipli sistemi neuroendocrini cerebrali , in particolare
una depressione dell’asse ipotalamico – pituitario – adrenalinico
(HPA), ma anche dell’asse prolattinico-ipotalamico e dell’asse
ipotalamico-ormone della crescita.
7. Nei pazienti con CFS è
frequente anche un indebolimento cognitivo. Le anomalie piu’ spesso
documentate riguardano le difficoltà nella elaborazione delle
informazioni, i disturbi della memoria e dell’attenzione.
8.
Numerosi studi indipendenti hanno dimostrato anormalità del sistema
nervoso autonomo. Queste includono la difficoltà a mantenere il tono
pressorio in ortostatismo e, una risposta anomala della frazione di
eiezione in ortostatismo e una alterata quantità di pool ematico nelle
vene degli arti inferiori. Alcuni studi dimostrano, inoltre, bassi
livelli del volume ematico totale.
9. I pazienti con CFS hanno
un’alterata espressione dei geni che sono importanti per il metabolismo
energetico. L’energia deriva da certe sostanze chimiche naturali che
vengono metabolizzate dagli enzimi presenti in ogni singola cellula.
Questi enzimi sono controllati da geni specifici. Altre ricerche
genomiche rivelano il coinvolgimento dei geni connessi all’attività
dell’asse HPA, al sistema nervoso simpatico e alla funzione immunitaria.
10.
Esistono prove di un più frequente stato di infezione attiva latente
con diversi tipi di herpes virus e entero virus. Gli herpes virus
comprendono il virus dell’Epstein Barr, l’HHV-6 e il citomegalovirus.
Altri agenti infettivi, quali il batterio che causa la malattia di
Lyme, il virus di Ross River e la Febbre Q possono scatenare la CFS.
The CFS Research Review – Volume 8 Issue 1 – Spring 2007
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